Menopausa e Osteoporosi – Prof. Dott. Francesco Lippi
La fase menopausale della donna mediamente avviene intorno ai 50 anni (menopausa spontanea) anche se sono descritte donne con comparsa di menopausa anticipata (45-48 aa), menopausa precoce (35-45 anni) e giovanile (< a 34 anni). Infine non dobbiamo dimenticare che soprattutto in passato si ricorreva alla isterectomia e annessiectomia bilaterale (menopausa chirurgica) anche per un semplice fibroma uterino.
La scomparsa del ciclo mestruale dovuta alla menopausa viene diagnosticata con semplici esami di sangue che riguardano la presenza di estrogeni circolanti e l’elevata presenza delle gonadotropine ipofisarie (FSH e LH) che sono gli ormoni che stimolano la funzione ovarica.
con la frequente comparsa della sindrome climaterica (vampate di calore, sudorazione, insonnia e variazione del tono dell’umore) può determinare la probabile successiva comparsa della osteopenia e della osteoporosi.
Da molti autori è ancora dibattuto se trattare la menopausa con una terapia sostitutiva con estro-progestinici (EP) oppure no, anche se recentemente molti dati pubblicati indicano l’effetto positivo che gli EP esercitano sulla fase menopausale della donna. Ovviamente deve essere eseguito uno screening molto attento che escluda le donne che hanno dei potenziali rischi alla assunzione di farmaci estro-progestinici, come il fumo, l’insufficienza venosa periferica, la familiarità per carcinoma della mammella, le prove di coagulazione del sangue alterate (trombofilia). Anche altri farmaci, come il tibolone, sono efficaci nella riduzione dei disturbi legati alla sindrome climaterica. Il ruolo che gli estrogeni hanno nella donna in età fertile è molto importante: essi svolgono un ruolo centrale, ad esempio, promuovendo il riassorbimento tubulare del calcio a livello renale favorendo la conversione della vitamina D e il conseguente assorbimento intestinale del calcio.
Oltre a ciò, gli estrogeni agiscono su diversi fattori locali stimolando indirettamente la formazione dell’osso, su cui svolgono anche un’azione trofica diretta. Al contrario, una loro carenza si traduce in un aumento dell’attività degli osteoclasti e
del riassorbimento osseo. Quindi le attività da essi svolte si riducono portando ad un minor riassorbimento intestinale e renale di calcio e ad una maggiore attività degli osteoclasti, con conseguente calo della massa ossea.
Ne consegue che la mancanza degli estrogeni dal circolo sanguigno dopo la menopausa e la mancanza di livelli adeguati di vitaminaD3 circolante rappresentano la prima causa della perdita di calcio dall’osso (osteopenia e/o osteoporosi post menopausale).
L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea (fonte del Ministero della Salute).
L’osteoporosi viene distinta in due forme: primaria, che include le varietà post-menopausale e senile, e secondaria, che è dovuta a diverse patologie e all’assunzione di alcuni farmaci nel medio-lungo periodo.
Nella osteoporosi post-menopausale la causa determinante è sa perdita della funzione ovarica nella produzione degli ormoni estrogeni.
Tuttavia vi sono dei fattori di rischio che possono incidere sulla comparsa della osteoporosi indipendentemente dai livelli degli EP circolanti: la familiarità e predisposizione genetica, una alimentazione scorretta con scarso apporto di calcio, la sedentarietà, l’abuso di farmaci come cortisonici e anticonvulsivanti, l’ipertiroidismo l’iperparatiroidismo primitivo, l’ipogonadismo, il Morbo di Cushing e altre malattie metaboliche, l’abuso di alcol e del fumo o della caffeina e l’eccessiva magrezza.
Quindi il consiglio che diamo alle donne che si avvicinano alla fase menopausale e quindi prepararsi a questo momento così importante è quello di assumere vitaminaD3 (spesso associata a vitaminaK che ne favorisce l’assorbimento), avere una alimentazione corretta (dieta mediterranea) e fare attività fisica (ameno 40 minuti giornalieri).
Diagnosi
La diagnosi di osteoporosi viene generalmente confermata attraverso l’esecuzione di specifiche indagini strumentali e, in particolare, della mineralometria o densitometria ossea computerizzata (MOC-DEXA). Con questo test diagnostico è possibile misurare i livelli di calcio e altri minerali all’interno delle ossa e i medici sono in grado di stabilire un parametro noto come densità minerale ossea (BDM).
Interpretazione dei valori
I risultati del test di densitometria ossea vengono riportati utilizzando il T-score, un valore che mostra di quanto la densità ossea è maggiore o minore rispetto a quella di un adulto di 30 anni. Il personale medico guarda al T-score più basso per diagnosticare l’osteoporosi.
Significato del T-score secondo l’ Organizzazione Mondiale della sanità
- Un T-score di -1,0 o più alto corrisponde a una normale densità ossea (paziente sano).
- Un T-score tra -1,0 e -2,5 significa che la densità ossea è bassa, ossia è indicativo di osteopenia.
- Un T-score di -2,5 o meno è diagnostico di osteoporosi.
- Si parla infine di osteoporosi conclamata quando il T-score è inferiore a -2,5 ed è presente una o più fratture da fragilità.
Prevenzione
Uno dei principali fattori su cui è possibile intervenire è senza dubbio l’alimentazione che deve essere strutturata in maniera tale da fornire all’organismo tutti i nutrienti di cui necessita, non solo durante la menopausa, ma durante la vita intera di ciascuna paziente. Chiaramente, con l’avanzare dell’età e l’avvicinarsi del periodo menopausale, è fondamentale il giusto apporto di calcio che sono circa 500 mg al dì (durante la menopausa, il fabbisogno di questo minerale nella donna aumenta) e di vitamina D. Attenzione però a non esagerare; queste sostanze, fondamentali per la salute delle ossa, devono sì essere introdotte ma nelle giuste quantità e senza sforare nell’eccesso che potrebbe, invece, provocare ulteriori problemi. Altro fattore su cui si può intervenire per cercare di prevenire la comparsa dell’osteoporosi è lo stile di vita. In particolare, è molto importante l’attività fisica, naturalmente, proporzionata all’età e alle capacità individuali di ciascuna donna. La ginnastica dolce e il pilates possono rappresentare, ad esempio, un’ottima possibilità di allenamento anche per le donne con età più avanzata. Oltre a essere utile nella prevenzione dell’osteoporosi in menopausa, l’attività fisica aiuta anche a prevenire le malattie cardiovascolari, contribuisce a mantenere il benessere psichico e una migliore forma estetica, permette di conservare sia un bilanciato peso corporeo che un buon tono muscolare.
Terapia
In caso di osteoepenia si consiglia uno stile di vita adeguato con dieta alimentare corretta (mediterranea) un buon apporti di calcio e vitaminD e con attività fisica, la sospensione del fumo e dell’alcol e della caffeina.
In caso di osteoporosi non fratturativa si consiglia l’uso di farmaci come i bifosfonati o acido alendronico o alendronato o abbinati alla vitaminaD3 e agli stessi consigli dello stile di vita dei pazienti con osteopenia.
In caso di osteoporosi con frattura si consiglia di utilizzare il denosumab (Prolia), una proteina (anticorpo monoclonale) che interferisce con l’azione di un’altra proteina per il trattamento della perdita ossea e dell’osteoporosi. Il trattamento con Prolia rende le ossa più resistenti e meno soggette a fratture in tempi più rapidi rispetto ai bifosfonati.
Nella tabella sottostante sono riportati anche per correttezza i farmaci consigliati dal Ministero della Salute in pazienti con osteoporosi:
- farmaci antiriassorbitivi come i bifosfonati (alendronato, ibandronato, risedronato, acido zoledronico)
- SERM (modulatori selettivi dei recettori per gli estrogeni, quali il raloxifene), la terapia ormonale sostitutiva
- farmaci anabolici come il Teriparatide
- farmaci con doppio meccanismo d’azione (antiriassorbitivi e anabolici come il Ranelato di Stronzio)
- gli anticorpi monocolonali come l’inibitore del RANK-L (denosumab)
Data di pubblicazione: 2 marzo 2021, ultimo aggiornamento 11 ottobre 2022
Possibili effetti collaterali dei farmaci “bifosfonati” sono stati descritti in letteratura: nausea, pesantezza gastrica e in particolare la necrosi della mascella (in caso di farmaci utilizzati per via iniettiva). Per tale ragione se ne sconsiglia l’uso in caso di impianti dentali o estrazione dentari.