Da anni ormai mi occupo dello studio delle malattie tiroidee, inizialmente con studi sperimentali in vitro su colture di cellule tiroidee umane e successivamente con studi clinici in vivo.
Questi studi hanno coinvolto prevalentemente pazienti con noduli tiroidei singoli o in gozzo (agoaspirazione tiroidea con ago sottile), successivamente pazienti con carcinoma della tiroide (valutazione della efficacia del TSH umano ricombinante sia nella fase diagnostica che terapeutica e nello studio della PET-TAC) e recentemente pazienti con carcinoma differenziato della tiroide per lo studio degli effetti della terapia radiometabolica con radioiodio e pazienti affetti da varie forme di ipertiroidismo.
Un dato che mi ha colpito negli ultimi anni è l’aumento della frequenza delle malattie tiroidee in generale e delle malattie autoimmuni (tiroiditi croniche) in particolare nei giovani. Certamente questo può essere caratterizzato da vari fattori: il primo è la sensibilizzazione del medico curante nell’affrontare i pazienti con possibili malattie tiroidee (un ruolo fondamentale è rappresentato dalla familiarità), il secondo è l’uso sempre più frequente della ecografia tiroidea (eseguita anche da altri specialisti in occasione di visite per esempio ginecologiche o di eco-colordoppler dei vasi del collo), infine altri cofattori possono essere interessati a questo aumento della frequenza senza tuttavia che si riscontrino cause precise.
Rimane comunque il fatto che la patologia tiroidea occupa uno spazio sempre più grande nell’ambito delle endocrinopatie e questo necessita di aggiornamenti sempre più ravvicinati, quasi quotidiani, di studio e di ricerca, per poter affrontare con competenza e serietà professionale le varie patologie nell’interesse primario del paziente.”